lunedì 21 luglio 2014

Il problema è serio e la Caponnetto propone.

In questi giorni la Fondazione Caponnetto è stata invitata a tre bellissimi eventi in Toscana. Venerdì sera alla Festa del PD di Cascina, ieri mattina ad un convegno di Libera a Larciano e ieri sera dal presidio di Libera della Costa Etrusca alle Terme del Calidario a Venturina. Tre iniziative molto partecipate e condivise con Arci, Spi Cgil e Unicoop Tirreno e Firenze, COeSO e Ceis. Nell'occasione sono state presentate le proposte sui beni confiscati. Nei prossimi giorni saranno presentate in tante località italiane cercando di costruire un consenso popolare e una condivisione tra i tanti soggetti impegnati nell'antimafia. un saluto Maurizio Pascucci Responsabile Nazionale Beni Confiscati Via Baldasseroni, 25 - 50136 Firenze Tel. e fax 055 691048 - cell. 3487005531 www.antoninocaponnetto.it pascucci.fondazionecaponnetto@gmail.com Proposte di riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi I patrimoni confiscati ai mafiosi, immobili e aziende, necessitano di un continuo monitoraggio da parte delle Istituzioni ma la società civile deve conoscerne l’esistenza e chiederne in modo attivo il riutilizzo a fini sociali. Noi siamo convinti che il mondo scolastico debba essere coinvolto e reso protagonista di questo processo. Per questa ragione il Progetto Sentinelle della Legalità presenta nel prossimo anno scolastico una specifica integrazione legata alla presa in consegna dei beni confiscati sul loro stesso territorio. Si tratta di effettuare uno studio di ricerca che permetta di conoscere la collocazione, la provenienza, le attività effettuate nell'ambito della criminalità organizzata e le scelte amministrative per il futuro. In questo modo le scuole coinvolte avranno l'€™opportunità di elaborare una proposta di riutilizzo sociale e di rendere visibile la loro presenza attraverso di interventi estetici strutturali, elaborazione di siti web o prodotti cartacei per diffondere la conoscenza di queste strutture e comunicarne non solo l'esistenza ma la necessità di interessarsene a tutta la cittadinanza. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati nel nostro paese si trova costantemente a fronteggiare una serie di difficoltà che vedono spesso l’insuccesso di molteplici interventi possibili e programmati . Tra le varie e articolate complessità ne emergono sovente due: la presenza di  ipoteche bancarie e la scarsità di risorse economiche per gli adeguamenti strutturali. In tal senso siamo consapevoli che necessita avviare un percorso di modifiche legislative ma anche di confronto istituzionale, sociale e politico. Ipoteche bancarie: è necessario confrontarsi con gli istituti bancari creditori, ripercorrendo con loro le modalità di cessione del credito a persone fisiche o giuridiche che poi si sono rivelate protagoniste dirette e indirette nella criminalità organizzata. A conferma di ciò, la magistratura ha operato in prima istanza il sequestro delle loro proprietà e in conclusione la confisca patrimoniale. Gli Istituti bancari erano consapevoli o ignari dello status dei soggetti coinvolti? Noi ci dovremo adoperare affinché tali ipoteche siano rimosse senza alcun costo, in quanto è profondamente ingiusto che lo Stato debba pagare debiti contratti da soggetti condannati per reati di associazione mafiosa. Reperimento di risorse economiche: gli immobili e le aziende soggetti a confisca hanno necessità di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a livello strutturale generalmente dai costi molto rilevanti. Quasi sempre occorre mettere a norma i vari impianti funzionali. Su tutto questo si evidenzia una difficoltà sostanziale e formale nell’utilizzo di risorse economiche pubbliche. Si tratta di intervenire sul denaro liquido, titoli bancari ed i molti preziosi oggetto della confisca, insieme ai patrimoni immobiliari. Attualmente queste risorse vengono assegnati al Bilancio generale della Giustizia. Noi siamo convinti che invece queste risorse economiche devono rimanere legate al territorio oggetto del bene confiscato in quanto lì è avvenuta lo sfruttamento economico e la violenza alla comunità locale e anche al buon funzionamento dei servizi delle Forze dell'Ordine. In tal senso necessità presentare un Disegno di legge parlamentare che possa apportare tali modifiche legislative. Al fine di vedere attuata questa proposta complessiva, la Fondazione Antonino Caponnetto si adopererà per costruire condivisioni collettive di soggetti associativi, disponibilità individuali e testimonial d’interesse specifico.