venerdì 23 gennaio 2015
VIAGGIO DELLA MEMORIA
VIAGGIO DELLA MEMORIA
Cracovia-Auschwitz-Birkenau 2015
Il 17 gennaio le giovani sentinelle della legalità di Venezia rappresentanti gli istituti Francesco Algarotti, Raimondo Franchetti, Silvio Trentin, si incontrano in treno alla volta di Roma, dove ci aspettano altri duecento delegati selezionati dal MIUR e provenienti da tutta Italia per ricordare la Shoah.
Il giorno seguente in attesa del ministro Stefania Giannini, i numerosi e scalpitanti studenti sono pronti ad imbarcarsi per volare verso Cracovia.
Dopo essere atterrati e esserci ristorati con un caldo pranzo, ci avviamo verso il quartiere ebraico.
Il primo impatto con questo popolo comincia a piazza degli eroi del ghetto popolata da 60 sedie, grigie e vuote.
Simboleggiano non solo i sessantamila ebrei di questa città scomparsi, ma anche i bambini ebrei strappati bruscamente dalla loro realtà e costretti a lasciare le loro scuole portando con se la sedia.
Nella gelida piazza, Marcello Pezzetti, direttore del museo ebraico di Roma e storico specializzato nello studio della Shoah, racconta la raccapricciante storia degli ebrei di Polonia, storia che differisce dalla sorte che hanno subito gli ebrei di tutto il mondo: tre milioni di ebrei in Polonia, sessantamila ebrei a Cracovia: tutti appartengono al governatorato generale e la città diventa un contenitore di forza fisica utile al lavoro e allo sfruttamento di questi per alimentare l'economia e i profitti delle industrie tedesche.
Questi di Cracovia, a differenza degli altri ebrei, non vengono mandati via dalla città ma inizialmente alimentano la dispensa della forza lavoro per essere successivamente ghettizzati e poi, solamente dopo un buon utilizzo, soppressi perché inutilizzabili.
Da lì, un giovane corteo nutrito di rabbia e sdegno attraversa il ghetto di Kazimierz e si dirige verso la sinagoga di Tempel.
Assistiamo con compostezza agli interventi del prof. Giovanni Maria Flick, presidente onorario del museo della Shoah di Roma, di Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova, Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei (Unione comunità ebraiche italiane).
Conclude il ministro Giannini, la quale, dopo aver ribadito l'importanza di una ecletticità culturale e sociale, fondata sulla libertà e il rispetto di qualsiasi presa di posizione altrui, o religione o filosofia, o credo, rispetto che va oltre ogni forma di antropologia sociale, rinnova il Protocollo d'Intesa tra MIUR e Ucei, promosso sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, che prevede tra le tante iniziative, la diffusione di progetti educativi, la formazione di alunni, insegnanti e genitori.
Il giorno seguente viene dedicato alla visita dei campi di concentramento e di sterminio.
Cominciamo con Birkenau, Aushwitz 2.
Si presenta a noi una immensa distesa occupata da grandissimi capannoni di pietra alcuni ancora integri, altri fatiscenti, altri completamente distrutti.
In origine erano trecento!
Alcuni "contenevano" donne, altri bambini, altri uomini, altri ancora forni crematoi, e poi le camere a gas ...ma tutto accomunato dal medesimo odore della morte.
Silenzio e freddo, dolore e rabbia regnano in quel gelido campo finché, una volta arrivati davanti alla ferrovia e al vagone, prende la parola Samy Modiano, "numero matricola B 7456", sopravvissuto: "...avevo la colpa di essere Ebreo..... ci hanno caricato come animali da macello in vagoni pieni di escrementi di animali, il nostro valore era inferiore a quello degli animali.." ..."non ho più avuto una vita normale, anche quando è finito l'incubo sono rimasto dentro il forno crematoio".
Le lacrime di Samy scendono come fendenti di ghiaccio che vanno dritti al cuore dei presenti, attraversano le carni per raggiungere il midollo della sofferenza provocata da una "semplice" e "doverosa" ambizione umana protesa alla "selezione della razza".
Al cospetto dello sconcerto dei nostri giovani, non possiamo non pensare ed elogiare il duro lavoro affrontato dagli operatori della fondazione Caponnetto all'istruzione e ai principi che la fondazione medesima trasmette ai giovani, all'amore per la conoscenza e il rispetto dei principi Costituzionali, morali, sociale, economici imperniati sulla res-pubblica, cosa di tutti, e sulla demos-cratos, potere del popolo.
Non finisce qua.
Il percorso per non dimenticare continua ad Aushwitz 1.
Attraversiamo l'ingresso sopra il quale troviamo la scritta "Arbeit macht frei", il lavoro rende liberi, l'espressione con la quale si prendevano gioco degli Ebrei e li illudevano per una (non) vita migliore, fatta di ambizioni e sacrifici ripagati con la "dolce morte".
Ricomincia un altro giro nel posto della morte.
Con Eva, la nostra guida, ci si sofferma ad osservare e guardare increduli e attoniti.
Non ci sono parole, poesie, riflessioni, o straordinaria immaginazione capace e degna di poter dare una corretta descrizione e ricostruzione di quanto visto e ascoltato.
Di Shoah c'è n'è stata una sola, ma consci che ogni giorno si compie una Shoah, consci che il mondo sia pieno di Mengele, ci dirigiamo verso l'uscita.
L'Italia ci aspetta, il principio di uguaglianza e il principio laicista, disciplinati rispettivamente ex art. 3 e 8 Cost. ci aspettano e con essi tanti giovani desiderosi di sapere e di attivarsi, di combattere affinché la nostra Carta Costituzionale possa essere conosciuta ed applicata.
Non possiamo esimerci dal ringraziare il ministro Stefania Giannini e la dott. Giovanna Boda, che ci hanno dato la possibilità di vivere una così toccante esperienza.
Le sentinelle quale espressione della fondazione Caponnetto sempre in prima linea per propagare la legalità, non dimenticano.
RIFLESSIONI
- Se qualcuno mi chiedesse cosa mi è piaciuto in particolare ....non saprei, sono attonita, Potrei dire che non c'è stato un momento in cui io non provassi emozioni...
Ho partecipato per non dimenticare la grande ingiustizia fatta al popolo Ebreo, sperando di contribuire a far si che non possa succedere ad un altro popolo o ebreo di turno.
Daniela
-... non è possibile percepire il dolore e le barbarie che questi innocenti hanno subito, ma si può solo immaginare marginalmente.
Mi ha colpito il racconto del sopravvissuto Samy Modiano, la dignità con la quale raccontava quei momenti drammatici, la sofferenza subita.., e malgrado ciò, la forza di raccontare, di rendere testimonianza per non dimenticare.
Eleonora
- ..le parole uscivano dalla bocca di Samy come se stesse vivendo quelle atrocitá nello stesso istante.
Mentre scandiva con rabbia e forza le parole una goccia di cristallo percorse il suo viso fino a terra, proprio in quel terreno dove aveva camminato da prigioniero molti anni prima.
Il suo incredibile altruismo gli permette di spiegare tutto molto dettagliatamente e nonostante la sua consapevole sofferenza, è certo che alla sua scomparsa, dentro la memoria di milioni di ragazzi sará vivo il ricordo, permanente negli anni, di quella giornata che ha cambiato in modo indelebile la sua e la loro la vita
Manfredi
- ..ho vissuto emozioni che non dimenticherò facilmente
E i sopravvissuti?
Nonostante il dolore vivo sono riusciti a farci immaginare l'inimmaginabile, a sentire l'indicibile, a ricordare l'indimenticabile.
Giulia
Giusi Sazio
Referente Venezia Fondazione Antonino Caponnetto
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