giovedì 19 maggio 2011
Incontro pubblico a Cecina
INCONTRO A CECINA CONTRO IL LAVORO NERO E L'EVASIONE FISCALE
Martedì 17 maggio finalmente a Cecina. Dopo averlo annunciato per tanto tempo ed aver suscitato tante curiosità, abbiamo mantenuto l'impegno di tenere l’incontro che prosegue il lavoro avviato dai ragazzi e dalle ragazze dell’Istituto Marco Polo – Cattaneo della città. Presso la sala della Consulta giovanile, che proprio oggi è stata intitolata a Peppino Impastato, nella cornice della festa della legalità, la Fondazione ha ripreso il cammino, avviato lo scorso anno. Ci intristisce che accanto ai giovani della Consulta non ci fossero gli studenti del Cattaneo. Eppure le sollecitazioni erano state continue, li avevamo esortati con l'esempio di Antonino Caponnetto a non abbandonare alle prime difficoltà le battaglie in cui si crede. Siamo, invece, ben contenti di riprendere, il prossimo anno, il percorso già avviato e riconquistare la fiducia dei ragazzi. In questi mesi la Fondazione ha lavorato e ha convinto l’amministrazione comunale a sedersi intorno ad un tavolo e confrontarsi con quanto hanno da dire i giovani. E partendo proprio da Cecina, ha lanciato questa battaglia per il contrasto al lavoro nero e all'evasione fiscale e contributiva. Dalla sollecitazione diffusa dei giovani di effettuare maggiori controlli e dalla delusione di aver scoperto che fra le misure del ministro Sacconi vi è quella di operare gli accertamenti fiscali e di contrasto al lavoro nero solo dopo aver avvertito, degli stessi, le categorie economiche, la proposta della Fondazione è che dalla Toscana venga un segnale forte a favore della legalità e della giustizia fiscale: le amministrazioni comunali esercitino quel potere che hanno e impegnino il Corpo dei vigili urbani nei controlli alle aziende del proprio territorio. Non sono necessarie “guardie verdi o gialle”, né poteri speciali, i vigili sono a conoscenza delle attività economiche, di capannoni e aziende sul territorio comunale e possono intervenire celermente ed efficacemente a contrastare evasori (145 miliardi di euro, secondo le ultime stime!) e coloro che fanno ricorso al lavoro nero. Solo così si può avviare un percorso virtuoso di recupero e che sia da esempio per tutto il Paese.
Maurizio Pascucci dell’Arci, nostra partner, nel ricordare Peppino Impastato, ha indicato l’esempio di Felicia, madre di Peppino, ricerca di giustizia e ha voluto ringraziare Lorenzo Diana, limpidamente impegnato nella battaglia a favore della legalità. Ha fornito dei dati relativamente al lavoro nero, numeri estremamente preoccupanti provenienti da fonti ufficiali, da cui si evince una diminuzione significativa delle ispezioni, diminuzione a cui si può accostare l'altro dato allarmante dell’aumento degli infortuni sul lavoro, specie al primo giorno di lavoro, indizio di lavoro irregolare.
Anche in Toscana vi è un numero significativo di lavoratori in nero, fra di essi vi sono alcuni minori. In particolare, nel caso di un’indagine è stato ipotizzato il reato della riduzione in schiavitù, vicenda in cui sono coinvolti cittadini italiani nelle vesti di sfruttatori.
Contro questi fenomeni è necessaria un'assunzione di responsabilità da parte di ogni cittadino di buona volontà, ma occorre pure che chi ha responsabilità di governo elabori strumenti di contrasto efficace per evitare che nelle smagliature della società civile si inserisca la malapianta della cultura e delle pratiche mafiose.
Ha preso la parola Lorenzo Diana, membro nelle passate legislature delle Commissioni parlamentari antimafia ed oggi impegnato con la fondazione Antonino Caponnetto, che ha voluto ricordare, anche lui, Peppino Impastato, divenuto oramai simbolo della lotta contro la mafia.
Se noi abbassiamo il livello di attenzione sulla sicurezza sul lavoro cresce il numero degli infortuni sul lavoro, molti dei quali mortali, circa 1000 all’anno, e moltissimi sono quelli che hanno come conseguenze delle menomazioni per i lavoratori. Contro tutto ciò dobbiamo rafforzare decisamente la cultura della legalità, del rispetto delle norme, che sono la vera garanzia per chi ha meno potere, per chi è indifeso. Ha rivolto un appello ai giovani all’impegno politico, senza il quale non è possibile l’esercizio della democrazia, né ci si può illudere che ci siano terre immuni dal fenomeno mafioso, che si può tenere a distanza solo tenendo alta la guardia e la vigilanza da parte di ogni cittadino.
Sergio Iommelli della Fondazione si è occupato dei temi connessi all'evasione e al riciclaggio del denaro guadagnato illecitamente, sottolineando la questione della concorrenza sleale di quegli imprenditori che ricorrono al lavoro nero, oltre a provocare un danno alla collettività. Ha richiamato all'attenzione di tutti che i dati forniti dall’Istat sono solo delle stime molte volte prudenziali, che potrebbero nascondere numeri ancora più allarmanti, che stanno a significare ricchezze sottratte illegalmente al fisco, e quindi alla collettività, costretta ad intervenire per ripianare i buchi dei mancati introiti o, in alternativa, a rinunciare alle prestazioni dello Stato sociale. In questo senso ha denunciato l'assenza di consapevolezza morale dei cittadini del vivere in comune, mentre la trama delle relazioni fra i cittadini sembra ridursi ai soli rapporti giuridici lasciando fuori la politica quale dimensione del vivere insieme e della ricerca di orizzonti collettivi.
Federico Gelli, con cui condividiamo numerose battaglie a favore della legalità, ha raccontato della sua esperienza nella Regione Toscana in tema di lavoro. In occasione dei due scioperi generali del 2003 e del 2008 vi è stata una forte richiesta in tema di appalti pubblici e, in Toscana, era stata votata una legge molto rigorosa che li regolamentasse, legge che aveva provocato non poche resistenze e critiche anche fra i membri del Consiglio regionale. Per una complessa situazione giuridica alcune delle parti della legge sono state modificate, espungendo parti significative, e si è giunti alla attuale legge 38 della Regione Toscana sugli appalti.
I cardini della legge sono quelli di disciplinare in tutti gli aspetti la questione degli appalti pubblici, riconoscendo che grazie ad essa è anche possibile salvaguardare la prestazione d’opera dei lavoratori.
Inoltre essa prevede un osservatorio degli appalti pubblici con funzioni di controllo e monitoraggio, consulenza e supporto per i piccoli comuni, individuando modalità di comportamento omogenei. È una garanzia anche per gli imprenditori, perché introduce il principio di non ricorrere all’offerta con il massimo ribasso negli appalti pubblici. Infatti ci sono delle imprese che, dopo aver vinto l’appalto ed eseguito parte dei lavori, scompaiono. Aver privilegiato invece l’offerta economicamente più vantaggiosa è uno strumento che valuta molti parametri oltre la l'utilità economica: la qualità dell’opera, il rispetto delle norme da parte dell’impresa, l’attenzione all’ambiente. La questione della sicurezza è un altro elemento significativo, perché il costo della sicurezza è uno dei tagli più frequenti per abbassare l'offerta. La banca dati degli appalti incrociata con quella della Guardia di Finanza permette di scoprire rapidamente se si è in presenza di imprese poco affidabili. Si aggiunga poi il prezziario delle opere per evitare comportamenti disomogenei delle imprese sul territorio toscano. La Regione ha potenziato i vigili sanitari che si affiancano a quelli urbani nel controllo degli appalti nel territorio di competenza. Infine c'è una particolare attenzione al subappalto, elemento critico questo perché è lo strumento con cui aziende in odore di mafia tentando di introdursi nel tessuto economico di una regione. La regola è quella che chi vince una gara non può permettere di accodarsi ad altre aziende subappaltanti.
Alla fine il saluto di Giovanni Impastato ha ricordato a tutti che, per battere la mafia, è necessario un sano progetto di sviluppo morale e culturale.
Luciano Mennonna della Cgil ha voluto confermare l’impegno del sindacato sui versanti della lotta alla mafia e al contrasto all’economia illegale. Ci sono settori a fortissima vocazione al lavoro nero, ma anche vero e proprio lavoro fantasma, anticamera dello schiavismo. Contro tutto ciò ha auspicato il sostegno alla magistratura e alle forze dell’ordine, soprattutto in questo momento in cui le risorse disponibili alla loro attività di controllo sono scarse.
Alla fine del dibattito, che è stato sereno e molto sentito dai giovani, esprimiamo l’augurio che le amministrazioni comunale attente comincino ad adottare comportamenti coerenti con la volontà di combattere l’evasione fiscale e di contrastare il lavoro nero.
Editore Domenico Bilotta
Responsabile Nazionale Progetto Scuola
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