giovedì 27 ottobre 2016

Conferenza finale e inizio lavori 2016-2017


Lunedì 24 ottobre Conferenza finale del progetto Giovani sentinelle. Nel bel teatro Puccini di Firenze una rappresentanza di ragazze e ragazzi della Toscana e del Veneto si sono ritrovati per concludere il percorso di educazione alla cittadinanza che li ha impegnati nel corso dell'anno scolastico passato. Accogliente ed ospitale, la platea del teatro non ha posti sufficienti per tutti i giovani che hanno partecipato al settimo progetto della fondazione Caponnetto. Per questo motivo, a malincuore e contro le nostre più radicate convinzioni, abbiamo acconsentito a tenere la Conferenza con una partecipazione ridotta, ripromettendoci da subito di giungere ad un accordo con la Città metropolitana e il Comune di Firenze e con la Regione Toscana che trovi soluzione adeguata per ospitare i giovani che vogliono confrontarsi con chi ha il governo della cosa pubblica, esercizio di cittadinanza attiva che perseguiamo con il progetto.

In apertura Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, ha salutato studenti e studentesse e i loro insegnanti per la costanza e l'impegno nel tenere viva la lezione del giudice padre del pool antimafia, nel voler essere esempio e testimoni di un mutamento nel segno del rispetto delle regole e della democrazia.

Poi ha preso la parola Vittorio Bugli, assessore regionale al Bilancio ma anche con delega alla legalità. Ha ringraziato i ragazzi e le ragazze presenti per il loro impegno, per essere  protagonisti di nel contrastare la mafia e le organizzazioni criminali perché, pur non essendo la Toscana terra di mafia, non mancano tentativi di infiltrazione, tentativi ripetuti che richiedono tutta la nostra attenzione e la nostra cura. In questo senso assume grande rilievo il lavoro svolto a scuola perché offre gli strumenti per capire e per agire.

Cristina Giachi, vicesindaca di Firenze e assessora all'Istruzione, si è invece soffermata sul tema della legalità richiamando ciascuno e ciascuno al rispetto delle regole, al conformarsi a determinati  comportamenti e non ad altri. Occorre sfuggire all'illusione che il rispetto delle norme sia una limitazione alla nostra libertà individuale e, per vincere tutte le nostre resistenze dinanzi a tale illusione, serve riflettere a fondo sul senso della nostra libertà che non è tale se non vi è la libertà dell'altro.

Dopo queste note introduttive hanno preso il via i lavori veri e propri con i giovani dell'istituto Valle di Padova. Prima abbiamo potuto ammirare il bellissimo video che hanno realizzato con la guida del proprio insegnante che denuncia quell'atteggiamento omertoso del voltarsi dall'altra parte. Ragazze e ragazzi con delle maschere bianche che impediscono di vedere ciò che accade intorno hanno usato il linguaggio filmico per richiamarci al dovere di comportarci in modo giusto, di non sfuggire alle nostre responsabilità di cittadini e cittadine. Due di loro con chitarra e fisarmonica hanno accompagnato tre loro compagne che hanno cantato Hallelujah di Leonard Cohen.

L'intermezzo musicale ci ha introdotto nel vivo della Conferenza.

Come già annunciato abbiamo voluto dare un tono più vivace e diretto al confronto: niente più presentazione dei progetti, già fatta in occasione del secondo e terzo appuntamento nelle sale consiliari e provinciali, ma un botta e risposta incalzante. Le domande servono a circoscrivere le questioni, ciò di cui vogliamo parlare, e delle domande sono responsabili e protagonisti ragazzi e ragazze; mentre chi ha il governo della cosa pubblica, chi legifera in Parlamento risponde sulle questioni più importanti sollevate dai giovani.

Per questo motivo abbiamo invitato deputati e senatori, li abbiamo rincorsi per avere un confronto, ma solo in due hanno accettato di confrontarsi: Alessia Petraglia, senatrice e membro della Commissione Istruzione del Senato, e Rosa Maria Di Giorgi, anche lei senatrice e membro della stessa Commissione. Prima del botta e risposta la senatrice Di Giorgi ci ha comunicato che non sarebbe intervenuta per un altro impegno urgente. Così sono stati Alessia Petraglia, Vittorio Bugli e Cristina Giachi ad interloquire con studenti e studentesse.

Umberto Lucentini, giornalista e autore di saggi su Paolo Borsellino e Rita Atria, amico della fondazione, ha condotto il botta e risposta e i giovani presenti in sala hanno incalzato politici e amministratori con domande riguardo gli spazi a scuola e in città.

Abbiamo deciso di tenere al centro questo tema perché è un tema ricorrente nei progetti che le scuole hanno elaborato in questi anni. Senza distinzione di età, di ordine e grado di scuola, ragazze e ragazzi hanno posto con forza l'esigenza di avere dei luoghi per loro, luoghi liberi dal consumo dove potersi incontrare e fare delle attività o semplicemente studiare. Accanto a questa è stata forte l'analoga esigenza di avere degli spazi a scuola, dove studiare anche nel pomeriggio, proporre e realizzare attività laboratoriali.

Le risposte e i chiarimenti sono stati di aiuto e ci auguriamo che il dialogo prosegua serrato e franco.

A dare maggiore respiro al confronto hanno contribuito i giovani delle scuole di Corleone, collegati con il teatro grazie a Skype. Riuniti in assemblea per tutta la mattinata, sono intervenuti sui temi che hanno affrontato quest'anno: come dare visibilità alle scelte e alle produzioni di quella antimafia sociale che ha deciso di investire risorse, lavoro e speranze sulle terre confiscate alla mafia. Il tema è di grande attualità perché le esperienze che crescono in Sicilia e in altre regioni sono certamente da incoraggiare e sostenere in quanto fanno intravedere una possibilità di riscatto, di ridare dignità al lavoro nel rispetto delle norme, di offrire opportunità di vita senza paura dei ricatti mafiosi, nella libertà. A questo tema hanno strettamente legato quello della contraffazione alimentare che costituisce un pericolo per le produzioni sane, a chilometro zero, rispettose dei cicli naturali e dell'ambiente e hanno posto la domanda di quali strumenti disponiamo per contrastarla.

Da politici e amministratori è venuto l'incoraggiamento e la disponibilità, la voglia di discutere e di lavorare insieme.

Ad “interrompere” il dialogo è stato poi il racconto di Umberto Lucentini che ha ricordato la strage di Capaci, il suo lavoro di cronista intervenuto sul luogo appena giunta la notizia in redazione e questa sua testimonianza così viva ha introdotto quella di Angelo Corbo, ispettore di Polizia, che quel 23 maggio occupava il sedile posteriore della terza auto della scorta di Giovanni Falcone. Ascoltare Angelo provoca sempre una grande emozione e la sua narrazione serve a ricordare chi svolge, in silenzio e fuori dalla ribalta, il proprio dovere senza considerarsi un eroe.

La sua storia è divenuta rappresentazione teatrale grazie al lavoro della compagnia Bottega Instabile che ha offerto a tutti un pezzo della messa in scena della vicenda di Angelo.

Queste riflessioni sulla mafia non sono state isolate perché ragazzi e ragazze hanno alimentato il dibattito chiedendo lumi su come combatterla e perché. Anche in questo caso le risposte sono state interessanti: è necessario l'impegno di ciascuno a fare il proprio dovere, a non voltarsi dall'altra parte – come hanno sottolineato ragazze e ragazzi di Padova – a contrastare la mafia, che toglie risorse e spazi di socialità e libertà. Ma questo tema della mafia si lega strettamente a quello delle ricchezze da sottrarre ai mafiosi perché acquisite con la violenza e contro la legge. E qui la fondazione ha voluto ricordare la polemica recente dei finanziamenti alle associazioni che si battono contro la mafia: Domande su quanto costa l’antimafia senza darsi risposta di quanto ci costa la mafia, la corruzione e l’evasione fiscale! Per questo occorre una grande operazione di trasparenza, di rigore e di coraggio del mondo antimafia nel condannare chi approfitta dei finanziamenti per altri scopi.

Una mattinata densa di riflessioni e di sollecitazioni cui hanno contribuito politici e amministratori, e ci piace annotare la disponibilità all'ascolto di Vittorio Bugli fino all'ultimo, trascorsa velocemente e conclusa con tante curiosità da soddisfare per le quali abbiamo dato appuntamento ad insegnanti, studenti e studentesse con il prossimo progetto.

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Editore Domenico Bilotta

Responsabile Nazionale Progetto Scuola

giovedì 2 giugno 2016

L'appuntamento di Padova è stato straordinariamente ricco e pieno di emozioni. Per darne conto il report è necessariamente lungo e particolareggiato, ma pieno di sorprese e dettagli che rendono giustizia all'impegno e alla passione delle giovani sentinelle. Buona lettura.

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Venerdì 27 maggio, nella bella Multisala Pio X a Padova, 400 ragazzi e ragazze degli istituti delle province di Padova, Rovigo e Venezia hanno per la prima volta sperimentato la loro Conferenza regionale conclusiva del percorso di educazione alla legalità, guidati dai loro dirigenti e insegnanti, dando esempio, con la loro gioia e il loro impegno, di cittadini modello.
Quando si è aperto il sipario il coro del tribunale di Padova, diretto dall’avv. Fabio Amato e accompagnato da un gruppo di studenti delle scuole di Padova, ha cantato La vita è bella. Sullo schermo è apparsa l’immagine, scelta dagli studenti del Valle, dei giudici Falcone, Borsellino e Caponnetto ritratti in un momento di gioia. La Fondazione ha ringraziato il coro per il percorso intrapreso in questi anni insieme, per il lavoro comune, per l'impegno con cui, grazie ai diversi linguaggi, si possono toccare le corde più profonde e fare legalità. Nonno Nino amava il violino e la musica e ancora una volta, dopo la Sicilia, abbiamo voluto iniziare con la musica, con le emozioni, con quella passione grazie alla quale Antonino Caponnetto chiamava a raccolta, incitandoli, Uomini e donne che credete in un rinnovamento se ci siete battete un colpo.
Umberto Lucentini, giornalista per molti anni del Giornale di Sicilia, Europeo, Corriere della Sera, Il Sole 24 ore, collaboratore del Fatto di Enzo Biagi, Tv7 del Tg1 e dell'Espresso, e autore del volume Paolo Borsellino ha illustrato la foto dei giudici che era ancora ferma sullo schermo ricordando che era stata scattata in occasione della festa per la nomina di Paolo Borsellino a procuratore di Marsala. Ha ricordato i simboli presenti in sala, importanti per la nostra vita e per tutti noi: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, magistrati senza toga, ma presenti con noi. Lucentini ha proseguito: «Sono venuto da Palermo, mi sento importante perché ho tanti studenti qui, ho tanti amici a Padova, che fanno parte delle forze di polizia, e fanno volontariato senza la divisa. Voi Veneti avete una marcia in più, sapete fare il volontariato in modo organizzato. Conoscete la canzone di Jovanotti? ‘Sono un ragazzo fortunato’: ecco io sono un ragazzo fortunato. Nella mia vita ho avuto l’occasione di conoscere Falcone, Borsellino e Caponnetto».
Sul palco l’avvocato Giovanni La Monica del Coro del Tribunale ha raccontato di avere origini siciliane, ma è anche veneto: ha il cuore in tutte e due le terre; nel coro ognuno ha una voce diversa, nessuno intende cambiare gli altri, ma tutti devono concorrere al fine comune, che nel caso del coro è la melodia. Ognuno di voi - ha proseguito - è importante, non ascoltate mai chi dice che siete piccoli. 
Vartan Giacomelli, Sostituto Procuratore della Repubblica e componente del Coro, ha letto la lettera inviata dal Procuratore Nazionale Antimafia dott. Franco Roberti che è stata poi consegnata alle scuole avvolta nel nastro tricolore. A ritirarla dirigenti e vicari delle scuole: Marcello Costa della secondaria di primo grado J.F. Kennedy di Santa Giustina in Colle; Laura Casasola, vicaria dell’Istituto Professionale Valle di Padova; Irene Raspanti dell’IIS Bruno Franchetti di Mestre; Fabiola Baldo della scuola Briosco di Padova; Vincenzo Boscolo dell'Istituto professionale di Porto Tolle; Andrea Antonioli della scuola Cavalletto di Padova; Patrizia Locatelli dell’istituto Algarotti di Venezia.
Alessandro Sallusto ha portato il saluto del prefetto di Padova.
La Fondazione ha poi illustrato ai presenti le varie fasi del progetto: gli incontri a scuola e il confronto in marzo con i propri Amministratori locali e fatto notare che la Conferenza regionale ha valore formativo ed educativo altrettanto importante perché i giovani hanno modo di confrontarsi con la Regione e insieme alle istituzioni locali affrontare meglio i temi che hanno studiato. La latitanza del presidente della Regione, Luca Zaia, e dell'assessora all'Istruzione, Elena Donazzan, che non hanno accolto e non si sono confrontati con i propri giovani cittadini è ancora più grave perché ragazzi e ragazze hanno in questi anni ripetuto loro l'invito e la Regione Veneto non ha mai risposto. La Fondazione ha sempre informato la Regione con la mailing-list che tutti ricevono e ha inoltre interloquito telefonicamente con le loro segreterie, illustrando il progetto e sollecitandoli ad accogliere i giovani, ma senza successo.
Il loro silenzio è inqualificabile e ci chiediamo come può una Regione, una istituzione della nostra Repubblica, non ascoltare questi 400 ragazzi e ragazze, come può continuare a tacere, perché il suo silenzio fa più paura della mafia, perché il silenzio è inafferrabile e indecifrabile, impalpabile non consente l'esercizio dell'intelligenza e, per queste ragioni, il nostro allarme è così forte e non cesserà fintanto che non saremo riusciti a squarciare questo velo che oscura le voci. Ci auguriamo che al nostro appello si uniscano anche le sollecitazioni delle istituzioni locali presenti all’incontro nei confronti di chi ha il governo della cosa pubblica nella Regione Veneto perché, altrimenti, il loro silenzio significherà complicità.
Nel ringraziare il procuratore Roberti, la Fondazione ha ricordato la risposta che lo stesso aveva dato ai giornalisti al suo insediamento: «la mafia si può sconfiggere? Si se lo Stato lo vuole».
Aggiungiamo che siamo tutti chiamati ad essere responsabili e coerenti e Caponnetto esortava i ragazzi ad essere vigili, il futuro è nelle loro mani, non bisogna farselo scippare, mentre agli adulti  ripeteva l'esortazione a fare pulizia nei propri ranghi.
Umberto Lucentini ha ringraziato le forze di polizia: Licia, Enzo, Michele e Giovanni e con i loro nomi, intendeva anche riferirsi a tanti altri; e le brave hostess in sala, ragazzi e ragazze in stage della scuola Cavalletto in convenzione con l’istituto Valle, coordinate dal loro insegnante, Andrea Antonioli.
Renzo Paolo Vedova, responsabile dei progetti educativi dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Padova, nel suo intervento ha ricordato ai giovani che la scuola è in prima linea contro tutte le ingiustizie, ha augurato loro un futuro ricco di gioia e di sorrisi, ma al tempo stesso li ha invitati a vigilare, a coltivare e a custodire la memoria.
Davide, studente di Porto Tolle, ha avuto il compito di leggere i nomi delle vittime delle stragi, che Umberto Lucentini non riusciva a fare poiché conosceva direttamente alcuni di essi e l’emozione era troppo forte: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinari, Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La Fondazione ha ricordato i nomi delle vittime dell'attentato di via dei Georgofili a Firenze: Dario Capolicchio, Angela Maria Fiume in Nencioni, Caterina Nencioni (40 gg), Fabrizio Nencioni, Nadia Nencioni (9 anni) perché il 27 maggio ricorreva il ventitreesimo anniversario.
La conferenza è proseguita con una breve intervista a cura di Umberto Lucentini e chi era stato fino ad allora sul palco in piedi ed emozionato ha lasciato lo spazio agli ospiti: il primo dirigente della Polizia di Stato, Alessandro Meneghini, il capitano dei carabinieri Alessandro Bonini, il capocentro per il Triveneto della Direzione Investigativa Antimafia, colonnello dei Carabinieri Roberto Zuliani che hanno ricordato il 23 maggio del 1992. Hanno rammentato lo sconforto, le emozioni che ebbero il sopravvento. Poi, però, scattò la risposta dello Stato, in varie forme, tra le quali importanti innovazioni legislative. Hanno ringraziato la Fondazione e la scuola per queste attività educative fondamentali: pur dotato di strumenti repressivi, la scuola e l'educazione sono quelli più efficaci per formare i cittadini alla legalità. Hanno invitato i giovani a testimoniare i valori, per rendere migliore la nostra Repubblica e il nostro Paese. Falcone aveva visto lontano: la mafia non ha più frontiere, la mafia è imprenditoriale, la mafia è una mentalità. Noi non dobbiamo adottare mentalità mafiose. Anche le forme di bullismo possono essere espressione del mafioso che si impone sui più deboli, anche per questo è necessario rispettare le regole. 
La scuola primaria dell’Istituto Andrea Briosco è stata la prima ad illustrare il proprio progetto. Ad accompagnarla l’assessora con delega al Decentramento e Quartieri del Comune di Padova, Marina Buffoni, che ha apprezzato il percorso sulla legalità agito sotto l’immagine dei tre uomini straordinari proiettati sullo schermo del teatro. Proprio la suggestione del tragico 1992 ha costituito per lei la molla per l'impegno politico. Fabiola Baldo, vicaria dell’istituto, ha avuto il compito di anticipare i temi che ragazzi e ragazze hanno approfondito: il bullismo con una prospettiva nuova, con l'impegno a riscrivere l’alfabeto della legalità anche attraverso le immagini.
Giorgia e Martina hanno dato il via alla lettura dell’alfabeto della legalità. Hanno proseguito dicendo che quando a scuola arriva un compagno nuovo lo trattano dolcemente, così da lasciare nel suo cuore una parte di loro.
Con una lettera al Sindaco, hanno chiesto più sicurezza: andando a scuola o al parco incontrano ragazzi più grandi che li infastidiscono, rompono i loro cestini, prendono a calci i loro giochi, per questo hanno paura e hanno sollecitato una maggiore attenzione alle esigenze di coloro che abitano il quartiere Arcella.
Accanto ai bambini, oltre alle loro maestre: Alberta Nencini, Marina Avanzi, Antonella Ranieri, Rossana Colella, Eleonora Danieletto, vi sono anche i poliziotti di quartiere, Eugenio Rampazzo e Stefano Agostini, che hanno seguito il percorso dei ragazzi. 
Hanno poi preso la parola quelli della secondaria Briosco, guidati dalle loro insegnanti Margherita Bovo, Antonella Barnaba e Laura Taurino. Hanno parlato di bullismo, esponendo anche parte del lavoro in lingua inglese, con l’aiuto di slide, mettendo in rilievo il rischio del cyberbullismo, l’attacco continuo, ripetuto e sistematico mediante la rete. Minacce, foto e altro viene divulgato e giunge in un lampo a milioni di persone. Il bullo virtuale non comprende le conseguenze delle proprie azioni, non decifra empaticamente la sofferenza della vittima, non la riconosce. Le conseguenze delle azioni commesse attraverso la rete sono sottovalutate.
Oltre al Coro la Fondazione ha voluto collaborare in questi anni con il teatro per affrontare la legalità con questo altro linguaggio, e ha ringraziato Micaela Grasso e Luca Bianchin, responsabile dell’ufficio scolastico del Teatro della Gran Guardia.FACELESS è la storia di una giovane vittima di cyberbullismo, a cui hanno sottratto l’account e lo hanno utilizzato per offendere dei docenti, teme sanzioni nei suoi confronti e non vuole più uscire di casa. L’amico non ne comprende il dolore e ride delle sofferenze delle vittime. Nel dialogo e soprattutto nell’espressione del dolore provato da parte della ragazza, anche il ragazzo comprende l’abisso che si apre dinanzi a una vittima di bullismo. La preparazione e il valore dei giovani attori ha colpito la platea che ha risposto con un caloroso applauso. È stato un momento emozionante, con la presenza in scena dei due splendidi protagonisti: Eleonora Fontana e Nicola Perin, e con questo spettacolo teatrale, proposto nelle scuole da qualche anno e si arricchiscono alcuni percorsi avviati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza in tema di bullismo e cyberbullismo.
Ad accompagnare ragazzi e ragazze dell’Istituto comprensivo di Santa Giustina in Colle erano il dirigente scolastico Marcello Costa, la vicaria Mimma Bumbaca e le insegnanti Paola Geremia, Rosa Palmesano e Federico Marchetto. Con loro l’amministrazione comunale: il sindaco Paolo Gallo e l’assessora all’Istruzione Franca Mengato.
Valentina Murariu e Andrea Carraro hanno esposto il loro tema: la realizzazione di un  auditorium  di cui possano usufruire le scuole medie ed elementari e l’intera comunità. Con l'ausilio di immagini che scorrevano sullo sfondo lo spazio aggregativo prendeva forma: dal progetto fino ad individuare coloro che vi lavoreranno. Oltre alle immagini anche un plastico molto suggestivo ed esplicativo.
L’auditorium dovrebbe ospitare tante attività, che ora si tengono in palestra: luogo di ritrovo per ragazzi e di riferimento pomeridiano; per fare ricerche; dove poter proiettare film, suonare; uno spazio espositivo di Arte e di Tecnologia, per i giovani; un luogo di inclusione di persone con disabilità o di stranieri, affinché non rimangano isolati. Previste anche la biblioteca, la sala computer, la sala riunioni, i bagni, la sala giochi, il bar, un luogo di ristoro per mangiare in compagnia, eccetera.
A realizzare il futuro auditorium dovranno essere imprese e professionisti del territorio. Il personale sarà scelto per titoli di studio, badando anche all’appartenenza al Comune e alle difficoltà economiche. Altre mansioni saranno svolte da volontari: la cura del verde, l’organizzazione di eventi, l’organizzazione di attività pomeridiane, l’aiuto nei compiti per casa, i corsi di italiano per stranieri. L’auditorium è un elemento di prevenzione della devianza giovanile, un posto sicuro e controllato, che ha il beneficio di evitare che i ragazzi frequentino cattive compagnie e compiano eventuali atti vandalici.
Il sindaco Paolo Gallo ha accompagnato i ragazzi a Roma, ai primi di maggio, dal presidente del senato, Pietro Grasso. Mentre sullo sfondo scorrevano le immagini della visita al Senato, il sindaco ha letto la lettera inviata dal Presidente per le giovani sentinelle e che ha lasciato in ricordo alle scuole partecipanti.
La Fondazione aveva anticipato e informato la Regione Veneto dell’incontro di marzo e della necessità di non lasciare sola l’Amministrazione e i ragazzi di Santa Giustina in Colle. L’appuntamento del 27 maggio avrebbe dovuto costituire un'occasione di riflessione e confronto per ricercare soluzioni condivise, ma l’assenza e il silenzio della Regione hanno dilapidato il lavoro di un anno e i sogni di questi ragazzi sono rimasti senza risposta.
I giovanissimi dell’Istituto comprensivo di Porto Tolle, con il vicario, Vincenzo Boscolo, e la loro insegnante, Sabrina Siviero, accompagnati dal sindaco dei ragazzi del Comune di Porto Tolle, Elisa Bortolotti, che indossa la fascia tricolore, e dall'assessore alla Pubblica Istruzione del Comune, Leonarda Ielasi, hanno approfondito tematiche ambientali, legate al territorio comunale.
Elisa Bortolotti, Genny Moretto e Devis Bertaggia della classe I C hanno affrontato la questione dei rifiuti trasportati dal delta del Po, chiedendo maggiore attenzione e controllo, certezza delle multe, promozione di un sistema ambientale pulito, sensibilizzazione e valorizzazione dei prodotti locali con fiere, mostre. Si sono messi in gioco chiedendo al loro Comune di aiutarli ad organizzare eventi e coinvolgendo adulti e turisti nel periodo estivo. Avrebbero voluto parlare con la Regione di questo e di quali politiche adottare in aiuto del basso Polesine!
I più grandi dell’IPSIA Cristoforo Colombo di Porto Tolle hanno affrontato il tema del gioco d’azzardo, guidati dalla loro insegnante Armanda Tosato. Con delle slide Mauro Pezzolato, Simone Terrassan e Mirco Boscolo, hanno commentano alcuni degli aspetti dell’argomento, definendolo moltiplicatore negativo di economia perché svuota le tasche dei cittadini senza incrementare beni e servizi.
Il gioco d’azzardo può diventare una vera e propria patologia che spinge a giocare in maniera compulsiva, senza badare alla vincita o alla perdita e la dipendenza è assimilabile a quella delle droghe. Il mercato del gioco d’azzardo online ha attualmente un valore pari a 30 miliardi di euro e, secondo le proiezioni degli esperti, dovrebbe raggiungere, entro il 2016, la somma record di 32 miliardi.
Per ricordare il 23 maggio abbiamo voluto un ospite di eccezione: l’Ispettore della Polizia di Stato Angelo Corbo, sopravvissuto alla strage di Capaci e autore di un libro-intervista Capaci, paradossi, omissioni e altre dimenticanze (Diple Edizioni, 2016).
Angelo Corbo ha ascoltato attentamente i progetti, seduto nelle prime file. Invitato sul palco ha confessato che parlare di sé è difficile perché la sua vita è stata segnata quel 23 maggio 1992, da un evento che ha segnato tutta l’Italia, ed è difficile spiegare cosa si può provare a rimanere vivo senza colpa.
Quando si è vittima di un attentato come quello di Capaci, si ha bisogno che lo Stato rimanga accanto, vicino, ma lui e gli altri agenti scampati alla morte: Paolo Capuzza, Giuseppe Costanza e Gaspare Cervello sono stati abbandonati.
Manuel, uno studente, gli ha chiesto perché ha deciso di fare il poliziotto e Angelo ha raccontato la sua storia: nato a Palermo, cresciuto nel quartiere della Noce, famoso per essere stato teatro dell’arresto di Totò Riina, Angelo ha subito prepotenze; non poteva giocare con i coetanei perché i genitori temevano potesse essere coinvolto in affari loschi; ha subito un bullismo vecchia maniera; ha conosciuto e ha giocato nella sua scuola con Claudio Domino, undicenne ucciso dalla mafia nel 1986 perché i suoi assassini temevano avesse visto qualcosa di compromettente. Tutte queste esperienze hanno convinto Angelo a scegliere la divisa al servizio della propria città, regione, dello Stato diventando un poliziotto e sacrificando anche il suo diploma di perito chimico e l’offerta di lavoro ricevuta; ha seguito la vocazione ed è stato assegnato alla scorta del giudice Falcone che, per i giovani della sua generazione a Palermo, era considerato l’eroe che ci avrebbe portato a sconfiggere la mafia.. Quel giorno ha visto l’inferno: persone codarde, dall'alto di una collina, hanno schiacciato un pulsante e hanno provocato un disastro. Sono morte cinque persone, ma potevano essere molte di più. L'auto su cui viaggiava Angelo aveva superato da poco un autobus con ragazzi che rientravano da una gita; se quell’autobus si fosse trovato in quel punto dell’autostrada alle 17.58, il pulsante sarebbe stato premuto ugualmente, perché la vita di tanti ragazzini non vale niente, per persone che non hanno nessuna dignità.
Hanno poi preso la parola i giovani del Liceo scientifico Giordano Bruno di Mestre. Michele Antelli, Valeria Busani e Walter Cappello erano accompagnati dalla loro insegnante, Irene Raspanti e dall’assessore alla Sicurezza del Comune di Venezia, Giorgio D’Este, che ha salutato il pubblico, aggiungendo che gli amministratori hanno il dovere di stare vicino ai giovani e confermando il suo impegno in futuro. I giovani mestrini si sono occupati della sicurezza in città.
Con loro anche le giovani sentinelle dell’Istituto Algarotti di Venezia con la docente Patrizia Locatelli, che lo scorso anno hanno partecipato al progetto.
Con l'aiuto delle immagini i ragazzi del Bruno hanno documentato lo stato di degrado in cui versa la cittadina dell’entroterra veneziano rammentando alcuni fatti di cronaca: ogni anno vengono recuperate 10 mila siringhe nei parchi di Mestre e le località Piraghetto, villa Querini, Sabbioni, Bissuola e San Giuliano sono famose per le attività di spaccio e borseggio. I cittadini hanno reagito alla delinquenza con il proliferare di comitati di difesa del territorio.
I ragazzi hanno sottolineato la loro preoccupazione e il loro senso di insicurezza per il degrado in cui versano alcune zone della città. Ciò li ha indotti a sottoporre un breve test ai compagni, da cui sono emersi risultati che imponevano una più ampia riflessione. Hanno pertanto sottoposto un ampio questionario a seicento studenti del loro istituto: il 49% dei ragazzi si sente insicuro a causa della presenza di uomini di culture molto diverse, il 40% teme il traffico di stupefacenti, il 36% gli episodi di ubriachezza. Gli studenti segnalano come degradate le zone di via Piave, la stazione e i parchi. In via Piave il 64% dei maschi e il 79% delle femmine dichiarano che avrebbero paura a girare di notte. Il 52% dei ragazzi è stato testimone o vittima di episodi di ubriachezza, il 41% di liti violenti, il 37% di discriminazione.
I giovani del Bruno vogliono vivere più serenamente la loro quotidianità. Dalle risposte dei loro coetanei emergono proposte come un dispiegamento più marcato delle forze dell’ordine, la sorveglianza/chiusura notturna dei parchi, più telecamere e una riqualificazione delle zone degradate. Rimangono ovviamente essenziali i valori della solidarietà e della coerenza etica.
Quelli della terza C del liceo classico Franchetti hanno proseguito l’analisi dei fenomeni di delinquenza osservati dai loro compagni del Bruno, approfondendo la tematica delle baby gang. A guidarli la loro insegnante, Alessandra Artusi. Parafrasando il titolo del volume Antonino Caponnetto. Eroe contromano in difesa della legalità, hanno dichiarato di sentirsi un po’ contromano, dal momento che l’amministrazione rifiuta la definizione di baby gang. Agnese Fontolan, Alessia Difino e Bianca Bernante hanno ricordato che gli assessori D’Este e Venturini hanno minimizzato il fenomeno, sostenendo che le baby gang non sono in realtà gruppi criminali, ma semplici gruppi di giovani che compiono atti contro la legge senza avere, però, la caratteristica di veri e propri delinquenti. Le immagini con gli articoli di giornale, anche di testate nazionali, dedicati a quanto avviene – specie dopo le otto di sera – nella città di Mestre sembrano smentire i due amministratori. Secondo gli studenti del Franchetti, le cause del fenomeno sono da ricercarsi primariamente in una debole educazione alla cittadinanza, non solo tra i giovani, quando lo Stato perde la capacità di istruire i propri giovani cittadini al rispetto della Costituzione e delle regole del vivere comune.
La sola educazione non sarà, probabilmente, sufficiente, ma avrà un ruolo significativo. Certo, per superare una crisi anche sociale ben più ampia delle semplici baby gang, forse la nostra intera società dovrebbe contemplare l’idea di riorganizzarsi. Ciò che i giovani del Franchetti chiedono, la domanda più importante, quella di fondo all’intero problema è: lo Stato è in grado di dare il via ad una rinascita della società formata da buoni cittadini, responsabili e consci dei propri diritti e, soprattutto, doveri, capaci di “essere comunità”? Inoltre, lo Stato ritiene ancora necessario investire nell’educazione degli adolescenti generalmente ignoranti in materia di educazione civica e di Costituzione?
Alla conclusione del loro intervento il sipario si è chiuso brevemente e, alla riapertura, Giuseppe, giovane studente del Valle, ha eseguito con un organetto un pezzo di musica popolare calabrese e Andrea lo ha accompagnato con la chitarra. Poi, da dietro le quinte, sono comparsi gli elementi del coro, stringendosi intorno ai ragazzi, dando tutti le spalle al pubblico, a significare l’indifferenza, primo elemento da combattere. Così sono partite le immagini del video realizzato dagli studenti dell’Istituto Valle sul tema dell'indifferenza: uno studente con una maschera bianca osserva scene equivoche e tira diritto. I componenti del coro hanno preso a cantareHallelujah di Leonard Cohen, in ricordo delle vittime di mafia. Pian piano si sono voltati verso il pubblico per invitare a uscire dall’indifferenza. Nelle immagini piovevano biglietti, e così nel teatro, sono volati su chi era seduto in poltrona pezzi di carta con frasi contro la mafia, “pizzini della legalità” come li ha definiti la Fondazione. I biglietti hanno un logo, creato dagli studenti del Valle, in ricordo di questa giornata.
Il coro del tribunale con alcuni studenti di Padova ha proseguito con The sound of silence, brano degli anni Sessanta, a significare l'incomunicabilità. Ancora una volta la musica ha creato emozioni.
Terminata l'esibizione, sono salite sul palco la dirigente, Antonella Visentin, la vicaria Laura Casasola, gli insegnanti Luisa Meneghel, Manuela Mezzacasa, Andrea Sarno, e con loro anche l’assessore comunale alla Trasparenza di Padova, Marina Buffoni. Dopo aver presentato il progetto Grande Arcella, Antonella Visentin ha ricordato la vocazione dell'istituto per l’arte, la bellezza, la creatività, valori che si sposano alla legalità, nel rispetto della dignità della bellezza.
Andrea Sarno ha aggiunto che lavorare con i propri studenti e studentesse  alla realizzazione del filmato gli ha dato grandi emozioni, nelle tre intense settimane in cui è stato realizzato, è stato «un bel modo di fare scuola».
Eva a nome dei compagni ha dichiarato che si impegnano a dare maggiore visibilità all’Arcella, esponendo le fotografie dei luoghi ritratti da prospettive inusuali, e indubbiamente suggestive: edifici abbandonati, aree da riconvertire, nuove costruzioni, ad ogni scatto una sfida, una proposta, una speranza. 
Laura Cellini e Andrea Papa hanno cantano una ballata e Barbara Lombardi, con un sottofondo musicale di chitarra, ha recitato un madrigale sulla «verità che giunge al cuore; […] l’uomo avrà vita men dura con te, Giustizia, mia dolce creatura».
Non v'era modo migliore di concludere le esposizioni dei ragazzi.
In chiusura hanno preso la parola, prima, il senatore Gianpiero Dalla Zuanna, poi il collega Enrico Cappelletti. Il primo ha lodato gli interventi proposti nella mattinata. La prima lotta alla mafia, deve avvenire nella nostra testa, riferendosi al video del Valle. Ha invitato a non tacere mai, nemmeno all’interno della politica. Il rilancio della scuola, investendovi quattro miliardi di euro, pochi rispetto ai bisogni - ha concluso - è un segnale al Paese. Ha letto “il pizzino della legalità” piovutogli dal cielo: «La mafia dà lavoro ai disoccupati. Combattiamo la disoccupazione». Continuate, ha invitato, e continuiamo insieme.
La Fondazione ha voluto ricordare che i giovani che partecipano ai bandi per lavorare nei musei o nelle mense scolastiche o altri servizi guadagnano 6,20 euro l’ora lordi. Il loro è un compenso da “lavoro nero”, pagato da società che hanno vinto gli appalti e li gestiscono in questo modo con il silenzio e la complicità degli amministratori.
In ultimo, il senatore Enrico Cappelletti ha detto che l’attentato di Capaci ha prima dato agli uomini di allora la sensazione che lo Stato ne uscisse sconfitto, ma con uno sguardo più lungo le idee degli uomini uccisi hanno viaggiato nella testa e nel cuore di tanti, per cui alla fine quell’attentato terribile non è stato una vittoria della mafia, ma dell’antimafia. Non è la mafia che porta la corruzione, ma è la corruzione che crea il terreno fertile alla mafia. La corruzione va combattuta e la politica può fare molto.
Il sindaco Paolo Gallo ha ringraziato la Fondazione e i senatori presenti, mentre l’assessore D’Este ha confermato che sarà a fianco dei ragazzi, proporrà il progetto ad altre scuole della città e li accompagnerà in questo percorso.
L’assessore Franca Mengato ha concluso che col suo sindaco sono sempre presenti, con entusiasmo alle iniziative. Il 3 maggio in Senato i ragazzi hanno parlato col presidente Grasso. I ragazzi sono stati ascoltati e questo è l’esempio che le istituzioni devono dare. 
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Responsabile Nazionale Progetto Scuola

martedì 31 maggio 2016

Incontro regionale delle giovani sentinelle siciliane


Incontro regionale delle giovani sentinelle siciliane
Giovedì 26 maggio nello splendido giardino ornitologico di Palazzo d’Orleans, ospiti della Regione Siciliana, una delegazione di 400 studenti provenienti da Corleone, Castelvetrano e Capaci hanno concluso il loro percorso di Cittadinanza e Costituzione, disciplina quando mai importante in questo momento di incertezze che il nostro Paese sta vivendo.
Lo scorso anno ha preso il via il progetto I giovani sentinelle della legalità per volere delle scuole di Corleone, abbandonate a se stesse o tutt'al più luoghi per la passerella del politico di turno.

Dopo aver scelto il tema della mafia, essersi confrontati con l’Amministrazione chiedendo come mai un bene sequestrato non fosse stato assegnato e che addirittura in una parte  vivesse ancora la famiglia mafiosa, i più piccoli della primaria e della media inferiore hanno chiesto un impegno per la riqualificazione dell’area industriale, mentre i più grandi del Professionale per l'Agricoltura si sono occupati di valorizzazione economica e sociale del territorio e dell’esperienza dell’associazione Fior di Corleone, in particolare la multifunzionalità in agricoltura: fattorie didattiche, musei, beni architettonici, mentre quelli dell’Alberghiero di valorizzazione dei piatti tipici del territorio. A marzo per la prima volta i giovani delle scuole hanno riempito la sala del Consiglio comunale di Corleone, e hanno cantato due canzoni contro la mafia dopo averle scritte e musicate. In quella occasione avevamo invitato stampa e televisioni regionali e nazionali ma nessuna testata ha dedicato una sola immagine né una sola parola nel raccontare lo spirito e la consapevolezza di ragazzi e ragazze.

Cosa possiamo dire oggi di una televisione pubblica come la Rai che lancia le memorie domestiche di un mafioso, figlio di un mafioso stragista e, a cascata, altre emittenti private si sono fiondate a Corleone a registrare voci e immagini di parenti e amici di mafiosi?

Non bisogna demordere e abbiamo il dovere di continuare in nome di Antonino Caponnetto: «la mafia teme più la scuola che la giustizia» rammentava sempre nonno Nino e noi siamo convinti che il percorso è iniziato e le sue parole profetiche ci accompagneranno e saranno di buon auspicio.

Con analogo auspicio hanno voluto iniziare la giornata del 26 i giovani dell’Istituto professionale per l'Agricoltura di Corleone interpretando Terra, un tributo al volontariato e ai tanti ragazzi e ragazze che, da ogni parte d’Italia, hanno portato solidarietà alle cooperative che lavorano nelle terre confiscate.

Ha poi preso la parola Giusy Badalamenti dell’Ufficio di Gabinetto del vice Presidente della Regione che ha illustrato lo Statuto della Regione autonoma e, poi, ne fatto omaggio a studenti e studentesse.

Salvatore Calleri, presidente della nostra Fondazione e membro dell’Ufficio di Presidenza della Regione Siciliana, ha porto il saluto di Saro Crocetta impegnato a Roma. Con noi anche Fulvio e Francesco Alfano figli del giornalista ucciso dalla mafia Beppe Alfano.

Pippo Cipriani, esponente dell’Associazione Fior di Corleone ed ex sindaco di Corleone che nel suo mandato ha consegnato per la prima volta dei beni sequestrati a Corleone alla Cooperativa Lavoro e non Solo ha voluto ricordare, insieme a noi, la strage di Capaci e quella di via dei Georgofili a Firenze. Ha rimarcato come la mafia impoverisce e non da lavoro ma lo toglie e ha denunciato le navi di grano canadese e ucraino che arrivano nei nostri porti. Come mai arrivano? Sicuramente per fare saccheggio del duro lavoro dei contadini siciliani. Chi le fa arrivare? Sicuramente speculatori e intermediari probabilmente in accordo con i mafiosi. Ha parlato dei prodotti locali e di come l’Associazione ha pagato i prodotti ai contadini ad un prezzo equo senza la speculazione mafiosa.

Ragazzi e ragazze dell’Istituito Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente con il loro insegnante Pasquale Ragusa hanno raccontato le vicende delle cooperative e della filiera economica del pomodoro. Questi insegnanti sono lo Stato Italiano che sa stare a testa alta e con la schiena dritta.  A loro la grande responsabilità di educare e formare una nuova gioventù che faccia dell'onestà l'obiettivo principale di una comunità locale che non sponsorizza i prodotti, ma sostiene i prodotti di quelle terre, frutto della fatica dignitosa e libera e segno di riscatto.

Ha proseguito la Scuola secondaria di primo grado G. Vasi con il tema Conoscersi per conoscere: in cammino contro tutte le mafie. Con loro il Dirigente scolastico Vincenzo Di Salvo che ha ricordato come una scuola non può reggere se non ha un adeguato supporto finanziario.

Poi è toccato alla Direzione Didattica statale Finocchiaro Aprile con Il cibo nel tempo e nello spazio a Corleone, il chicco di Tumminia. Hanno studiato i prodotti e la loro storia avviando una filiera corta ricca di Salute e di Onestà.

Grazie all'esempio di questi ragazzi e ragazze abbiamo deciso di proseguire con maggiore impegno e abbiamo ampliato la platea delle scuole che hanno partecipato al progetto 2015-2016. Abbiamo dovuto però limitare fortemente le richieste per gli esigui finanziamenti ricevuti.

Gli studenti e le studentesse della Direzione Didattica Alcide De Gasperi di Capaci hanno affrontato il tema: Beni comuni e riqualificazione della Villa comunale principessa Matilde di Savoia. Ad accompagnare i ragazzi Maria Follone, Antonietta Pernicone, Anna Provenza, Liboria Cutina e Maria Mazza che ha portato i saluti del Dirigente scolastico Vito Cudia. Con i propri giovani cittadini il sindaco, Sebastiano Napoli, e l’assessore all’Istruzione, Erasmo Napoli. Novecento ragazzi e oltre cento genitori all’incontro di marzo si sono schierati in difesa dei beni comuni.
La Direzione Didattica 2° circolo Ruggero Settimo ha proposto il tema Il randagismo e il degrado ambientale nel territorio comunale. Non era presente l’Amministrazione di Castelvetrano, ma in prima fila c’era il nostro referente di Castelvetrano Pasquale Calamia e il Dirigente scolastico, Giuseppe Ancona, orgoglioso dei suoi ragazzi e delle sue insegnanti rappresentate dalle referenti Anna Maria La Rocca ed Elisa Cangemi. Anche loro in difesa del proprio territorio contro il degrado. Giovani cittadini in difesa del bello e che pensano a rendere migliore il luogo dove vivono sono il segno migliore di come combattere la mafia e la cattiva politica.
Oggi avremmo dovuto discutere con chi ha il governo della Regione che, però, ha mancato all’appuntamento. Questo comportamento è stato certamente deludente per i giovani ma il ricevimento di una loro delegazione negli uffici di Presidenza, grazie all’intervento di esponenti del consiglio di Presidenza, del Cerimoniale e della Segreteria ha consentito alla delegazione di presentare le mozioni da consegnare al Presidente della Regione. Ecco in sintesi i temi che hanno posto all'attenzione:

1-      Per sostenere e dare voce ai lavori e alle proposte dei giovani corleonesi che sono schierati contro la mafia va incoraggiato e crediamo che sia importante la diffusione delle canzoni da loro scritte e interpretate, per questo auspichiamo che la Regione siciliana finanzi il progetto di produrre il CD.

2-     La questione dei beni confiscati è di estrema attualità per le vicende anche giudiziarie in cui sono coinvolti coloro che dovrebbero sorvegliare l'applicazione della legge, per il numero dei beni oggetto dei provvedimenti giudiziari e per la rilevanza della scelta nel loro utilizzo. In questo senso ha particolare rilievo la riforma della norma che li disciplina. Noi crediamo che la Regione siciliana debba seguire con attenzione la discussione della legge e valorizzare le esperienze positive della sua applicazione. In questo senso è importante il sostegno dei prodotti di cooperative e forme associative che esplicitamente e con le pratiche quotidiane si oppongono alla mafia e ridanno dignità al lavoro e ai lavoratori nel più pieno spirito della Costituzione repubblicana.

3-     La Fondazione ritiene che per alcuni tipi di beni confiscati sia pure importante un coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, in particolare gli istituti professionali che formano all’accoglienza e alla ristorazione o quelli agrari per la rivalorizzazione dei prodotti locali, in modo che il recupero di tali beni costituisca occasione di nuova occupazione per i giovani.

4-     Le giovani sentinelle sottolineano il valore delle richieste di nuovi spazi di aggregazione e di socialità come forme di contrasto alla devianza che, in terra di Sicilia, significa anche prossimità alla criminalità mafiosa. Spazi che, sempre in terra di Sicilia, possono essere alcuni dei beni sottratti ai mafiosi e spazi da riqualificare e salvaguardare perché, come insegnano tante esperienze, la bellezza dei luoghi è un deterrente contro ogni forma di degrado e uno stimolo alla cura per tutti i cittadini.

5-     In conclusione, dalla nostra esperienza sia in Sicilia, sia nel resto del Paese, traiamo molti argomenti per conservare e incrementare forme di sostegno ad esperienze di promozione del protagonismo giovanile o di Cittadinanza attiva. Le esperienze positive, anche solo quelle degli ultimi due anni, ci rafforzano nel respingere ogni pretesa di chiudere i rubinetti e ci confermano nella convinzione che il compito della politica è quello di scegliere più che distribuire in maniera indiscriminata dissipando ricchezze e aspettative.

Negli ultimi tempi, è tornata di moda la polemica sui professionisti dell'antimafia. Nel famoso articolo di Leonardo Sciascia, pubblicato sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987, si citava Paolo Borsellino e lo stesso giudice, ricordando Giovanni Falcone qualche settimana dopo la morte, diceva:  «... forse cominciò a morire l'anno prima: quando Sciascia sul Corriere bollò me come professionista dell'antimafia.»  (Palermo, 26 giugno 1992).

La Fondazione nasce e ha alle spalle una storia: quella di Caponnetto intransigente e inflessibile che esortava tutti a fare pulizia ognuno nei propri ranghi, senza dare voce a veleni e a chi, con leggerezza, da spazio alla mafia e alla politica corrotta.

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mercoledì 18 maggio 2016

Incontro con le giovani sentinelle di Poggibonsi (SI)


Incontro con le giovani sentinelle di Poggibonsi (SI)

L'ultimo appuntamento con le giovani sentinelle di Toscana è a Poggibonsi, nella accogliente sala Accabi Burresi, venerdì 13 maggio. Ragazze e ragazzi dell'Istituto comprensivo 1, quelli della sede centrale Marmocchi e quelli della succursale di Staggia si sono ritrovati, composti e preparati, con le loro insegnanti, ad occupare tutti i posti disponibili, accolti per la seconda volta dall'assessora comunale alle Politiche educative, Susanna Salvadori in quanto la Provincia di Siena non dispone di spazi sufficientemente ampi per ospitare cento studenti.

La Dirigente scolastica, Manuela Becattelli,  ha salutato giovani, Fondazione e Amministrazione e ha annunciato che il lavoro di studenti e studentesse sarà oggetto di confronto con chi ha il governo della cosa pubblica perché diventi patrimonio di tutti e sia sottoposto alla riflessione e all'approfondimento.

E il confronto e la discussione sono stati confermati da Susanna Salvadori nel suo saluto introduttivo ai giovanissimi ai quali ha espresso tutta la disponibilità sua e dell'amministrazione ad analizzare e andare a fondo, in questo percorso di educazione alla cittadinanza, facendo conoscere e illustrare che cosa fa l'amministrazione e come funziona, quali procedure seguire e come si giunge ad una decisione finale.

La Fondazione ha introdotto i lavori apprezzando la compostezza e la puntualità è ricordato la responsabilità di ciascuno di noi nel formare i cittadini e le cittadine. In questo senso va intesa la scelta di incontrare le diverse amministrazioni, al di là delle competenze, perché serve a far conoscere le diverse istituzioni, i rispettivi compiti e il contributo che ciascuno può dare alla formazione dei cittadini.

Hanno preso la parola per primi quelli della scuola Marmocchi che hanno approfondito la questione dell'area degradata di fronte alla scuola primaria Calamandrei.

Le immagini che hanno raccolto e le informazioni che hanno tratto dal racconto di Sergio Gambassi, uno degli abitanti della via dove è ubicata la scuola e memoria storica del luogo, hanno consentito di ricostruire le vicende dello spazio abbandonato e di sollecitare interventi urgenti per contrastare il degrado di quel pezzo di archeologia industriale così intriso di rischi per l’ambiente e per la salute.

Susanna Salvadori ha innanzitutto annunciato che la scuola Calamandrei avrà presto una nuova sede, mentre per l'area in questione ha ricordato che ci sarà l'incontro con i giovani del Marmocchi per approfondire tutta la questione, cominciando a conoscere più da vicino gli strumenti dell'amministrazione e come vengono prese le decisioni.

Poi hanno preso la parola studenti e studentesse di Staggia i cui compagni più grandi avevano posto la questione di un altro edificio in condizioni di degrado nell'abitato di Staggia. Quest'anno hanno voluto restringere la loro proposta ad alcune situazioni con l'intento di ridare slancio al luogo dove vivono. All'accesso della scuola manca una passarella che eviterebbe a ragazzi e ragazze di insudiciare il pavimento della scuola nei giorni di pioggia; hanno proseguito con la pista ciclabile che collega Poggibonsi a Staggia, non ancora completata e che obbliga in alcuni tratti a percorre la provinciale che è molto stretta; infine hanno lanciato il tema di un fontanello dell'acqua o, per meglio dire, di una casetta dell'acqua. A questo proposito hanno elaborato graficamente tre modelli affidando la scelta ad un referendum fra la popolazione e, infine, per dare maggiore forza al loro ragionamento, hanno calcolato quanta plastica e quanti rifiuti  in meno sarebbero prodotti con la realizzazione della casetta.

La pista ciclabile è uno dei progetti in cantiere dell'amministrazione – ha confermato Susanna Salvadori – e quello che collega Poggibonsi e Staggia è un pezzo del più ampio che collegherà Poggibonsi a Montalcino. E anche il fontanello dell'acqua è una delle proposte allo studio degli uffici tecnici. Il vialetto all'ingresso della scuola è un tema di interesse e va inserito nel discorso più generale delle priorità dell'amministrazione, su cui ci sarà da riflettere in occasione dell'incontro con i giovani.

Salvatore Marti, architetto invitato dalla Fondazione per approfondire la questione delle aree abbandonate e del loro recupero, ha offerto un contributo sul tema e sul degrado, invitando i giovani a riflettere e a fare molta attenzione sulle problematiche connesse: i rischi dell'inquinamento, la presenza di amianto e di metalli nel terreno sono comunque pericoli che crescono con il procrastinarsi di una situazione di grave disagio come quelle di parti del territorio urbano che sono in condizioni di abbandono. In tali situazioni è importante l'opera di sorveglianza dell'amministrazione pubblica che ha il compito di monitorare i rischi. Susanna Salvadori ha confermato quali azioni ha promosso l'ente locale. Salvatore Marti ha aggiunto che analisi dei rischi e monitoraggio non devono procedere a lungo nel tempo ma serve la riflessione e la discussione per pianificare le attività di recupero e di valorizzazione di luoghi e spazi dove, un tempo, si lavorava e si produceva, in modo da restituire alla collettività un idea di bellezza e significanza dei luoghi che sia anch’essa contrasto all’illegalità e al degrado.

Anche a Poggibonsi la Fondazione ha riproposto la mozione per il contrasto della criminalità, all'evasione fiscale e alla corruzione quali leve per recuperare risorse per il rilancio del Paese, ma anche strumenti indispensabili per riaffermare la cultura della legalità. E con queste ultime notazioni ci siamo dati appuntamento per la Conferenza finale del prossimo 21 ottobre.

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giovedì 12 maggio 2016

Terzo incontro con le giovani sentinelle di Massa

Terzo incontro con le giovani sentinelle di Massa

Giovedì 12 maggio appuntamento con le giovani sentinelle a Massa. Ragazze e ragazzi di Aulla si sono svegliati presto per essere in tempo nella sala della Resistenza della Provincia, ma intorno alle 9.30 gli studenti e studentesse erano ancora nelle loro aule ad attendere i pulmini impegnati prima nel loro servizio di accompagnare i più piccoli a scuola e quindi sono arrivati alle 10.20,  ad accoglierli il consigliere comunale di Aulla e provinciale Juri Gorlandi, l'assessora comunale di Aulla alla Pubblica Istruzione, Angela Simonelli e Arturo Demetrio, consigliere del Sindaco.

Sin dagli esordi del progetto la Fondazione ha ripetuto ostinatamente l'invito ad amministratori e amministratrici ad accogliere e a sostenere i propri cittadini e cittadine in questo percorso di educazione alla cittadinanza e quest'anno, a differenza di quello passato, la Provincia di Massa ha aperto le sue porte e accolto i giovani per discutere e confrontarsi. Molte istituzioni locali e altri amministratori hanno avuto comportamenti analoghi: dibattiti e faccia a faccia ricchi e intriganti, stimolanti e soddisfacenti; uomini e donne del governo delle città e delle province che partecipano e accolgono. Ma accanto a questi esempi abbiamo fatto esperienza di situazioni imbarazzanti: si è fatta strada in modo preoccupante la pratica di taluni amministratori di esercitare pressioni su dirigenti scolastici compiacenti per convincerli a rinunciare a partecipare al progetto o come per la Regione Veneto che non ospita i suoi giovani cittadini. Altre volte non riusciamo a tenere gli incontri in sale istituzionali perché non ve ne sono sufficientemente ampie da accogliere  un centinaio di ragazze e ragazzi, come se la democrazia avesse la piccola taglia e non quelle più ampie della partecipazione.

Appena giunti i nostri eroi e le nostre eroine della scuola media di Aulla con le proprie insegnanti hanno chiesto scusa del ritardo ma la Fondazione ha ritenuto dare loro subito la parola per illustrare il loro progetto a dimostrazione che non sono loro a doversi scusare ma essere noi adulti a scusarci di ritardi più importanti e quindi è nostro dovere ascoltarli e sostenerli. L'anno passato avevano posto con forza il problema della loro scuola che è ancora ospitata in dei container e il loro video aveva suscitato ammirazione anche alla Conferenza finale di ottobre. Quest'anno hanno puntato l'attenzione sulla questione di uno spazio per i giovani, non uno spazio qualunque, non uno per lo studio, c'è la biblioteca, ma per il tempo libero e per ritrovarsi. Lo hanno fatto con nuove immagini ma anche con uno strumento "vecchio" come il cartellone per raccontare di se stessi e della loro vita, delle loro aspettative e delle opportunità che mancano.

Hanno ricordato che il centro sportivo di Quercia è in condizioni di degrado e i cittadini e le cittadine di Aulla non hanno la possibilità di praticare sport, mentre l'unico luogo di ritrovo per i ragazzi e le ragazze sono la chiesa, il campo da calcio o il greto del fiume. Hanno ripreso la denuncia dei loro compagni più grandi relativa alla situazione difficile che vivono a scuola: questi giovanissimi di terza hanno trascorso l'intero ciclo scolastico nei container. Rispetto all'anno passato hanno riconosciuto alcuni piccoli interventi: condizionatori nelle aule per le giornate più calde, una pensilina per ripararsi nelle giornate di pioggia, infine un nuovo container che hanno deciso di rendere vivace colorandolo all'esterno per esprimere il loro stato d'animo. Per realizzare il loro progetto hanno utilizzato il denaro ricevuto in premio da un concorso cui hanno partecipato studenti e studentesse delle due classi. Alle figure colorate di K. Haring hanno aggiunto i volti di ragazzi e ragazze per ricordare che le mille differenze sono una ricchezza e sono tutte unite nel richiedere il rispetto dei loro diritti. Colorare gli esterni del container ci ha riportato alla memoria l’usanza dei tempi bui (ma anche di recente) di coprire le “vergogne” di statue e opere d’arte.

Quella di avere luoghi dove poter stare insieme, fuori dai circuiti del consumo, è il segno tangibile di una esigenza diffusa fra adolescenti – lo abbiamo ripetuto in tante occasioni –e rimanda alla questione più generale del tempo per studiare e per costruire relazioni, per lo svago e per le attività.

Ragazzi e ragazze hanno trascorso interi cicli scolastici in dei container e questo fatto costituisce una macchia per il nostro Paese perché i diritti di questi giovani sono stati lesi in maniera grave è venuta meno la politica con la P maiuscola, ma le responsabilità sono anche degli adulti, disattenti e superficiali, che restano in silenzio dinanzi ai diritti violati. Occorre che la voce dei cittadini e delle cittadine torni a farsi sentire in modo chiaro e deciso, a cominciare dai genitori.

Juri Gorlandi ha ricordato l'impegno del Comune di Aulla a far fronte alle emergenze seguite all'alluvione del 25 ottobre 2011, alle mille difficoltà di individuare le aree per la ricostruzione.

Angela Simonelli ha puntualizzato che vi sono stati ulteriori ritardi legati alla bonifica delle aree dove sorge la nuova scuola primaria che aprirà le sue porte con il prossimo anno scolastico, mentre la media avrà bisogno di tempi più lunghi e ha voluto ricordare che il territorio comunale è saturo e non vi sono spazi liberi.

Ai disastri provocati dall'alluvione si sono aggiunte problematiche contingenti relative agli impianti sportivi che hanno chiuso i battenti.

Arturo Demetrio consigliere del sindaco ha voluto ringraziare la Fondazione per aver posto l'accento al tema della legalità e ha invitato i ragazzi e le ragazze ad una attenzione maggiore e ad un impegno di studio per avere una consapevolezza più viva dei rischi dell'infiltrazione criminale. Ha rammentato la vicenda di Sottorivazzo, uno dei centri abitati del comune di Aulla, un luogo emblematico della speculazione edilizia dove è stato inaugurato un piccolo spazio a Giovanni Falcone: un campo di calcetto, un orto botanico della legalità con la piantumazione di alberi a ricordo delle vittime di mafia.

La Fondazione ha ripetuto la sollecitazione a non restare in silenzio e ha invitato ragazze e ragazzi ad essere presenti alla Conferenza finale del 21 ottobre, ha richiesto che le due assemblee, comunali e provinciali, si pronuncino sulla mozione per il contrasto della criminalità, dell'evasione fiscale e della corruzione da cui attingere risorse per il rilancio del Paese e il consigliere Gorlandi e l'assessora Simonelli hanno assunto l'impegno di sollecitare le proprie amministrazioni a sottoscriverla.

Milene Mucci, referente della Fondazione a Massa, ha concluso la mattinata ricordando alcuni discorsi di Antonino Caponnetto, sempre così attuali e incisivi.

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Incontro con le sentinelle pisane

Incontro con le sentinelle pisane

Mercoledì 11 maggio appuntamento a Pisa come le giovani sentinelle, quelle dell'Isis A. Pesenti di Cascina mentre i più giovani della scuola primaria sempre di Cascina e i liceali di Volterra non hanno potuto intervenire e di questo ce ne rammarichiamo perché è mancato il confronto fra esperienze differenti che sono un elemento di arricchimento del progetto.

Ad accoglierli, come già lo scorso anno, Francesca Brogi, consigliera provinciale e sindaco di Ponsacco, che ha rinnovato l'apprezzamento ai ragazzi e alle ragazze per l'impegno con cui perseguono gli obiettivi che si sono posti all'inizio dell'anno scolastico e che nel perseguirlo fanno esperienza di cosa sia la cittadinanza attiva e responsabile, di quella cittadinanza che ha a cuore la cura dei beni che appartengono a tutti e che richiede partecipazione attenta, informata.

La Fondazione ha introdotto i lavori facendo il punto della situazione. Ha osservato la partecipazione di amministratori e amministratrici al dibattito e al confronto con i propri giovani in alcuni casi, e di questo ha manifestato la propria soddisfazione, ma ha ribadito pure che vi sono segnali preoccupanti di chiusura, di negazione del confronto, di incapacità ad ospitare i propri cittadini e le proprie cittadine per la discussione pubblica. In questa situazione vi sono delle responsabilità anche da parte dei cittadini che non sono attenti e solleciti ad incalzare chi ha il governo della cosa pubblica ad essere coerente con il proprio mandato da assolvere con dignità ed onore e ad essere modello di riferimento per i propri cittadini e cittadine.

Le difficoltà di questi anni e l'esperienza maturata ci inducono a modificare la struttura del progetto, a privilegiare il confronto fra esperienze per elaborare strumenti di lavoro per l'approfondimento di temi e per definire modelli di comportamento e abiti morali negli spazi pubblici.

La Conferenza finale del 21 ottobre avrà una struttura differente dagli anni passati e non avremo più una nuova esposizione di progetti che saranno raccolti in un video iniziale che da conto della pluralità dei temi affrontati, ma poi saranno studenti e studentesse a chiedere a parlamentari ed esperti, sui temi di loro interesse, quali misure intenderanno votare, quali provvedimenti ritengono necessari e urgenti, quali strategie scegliere per perseguire gli obiettivi di legalità e di trasparenza nelle scelte, di democrazia e di partecipazione.

Hanno preso la parola poi ragazzi e ragazze di Cascina che si sono occupati di beni confiscati. Hanno approfondito la questione ricercando i numeri, soffermandosi su alcuni degli aspetti più significativi della normativa in vigore e riflettendo anche sulle ipotesi di modifica allo studio del Senato. Hanno poi ricordato il caso dell'edicola di Pisa, bene anch'esso confiscato alla mafia e restituito ad un uso sociale con l'assegnazione ad una cooperativa. Hanno aggiunto quanto sia rilevante, nel contrastare le infiltrazioni, intervenire oculatamente sulle gare di appalto privilegiando non l'offerta economicamente più bassa ma quella più economicamente vantaggiosa. Hanno concluso contestando la falsa apparenza di una grande distanza della questione dei beni confiscati  dalla nostra vita quotidiana, mentre in verità è così vicina come testimoniano il numero di quelli sottratti ai malavitosi in Toscana.

Spiace, in questo contesto non aver potuto ascoltare la voce di studenti e studentesse di Volterra, anch'essi intenti ad approfondire la questione dei beni confiscati e, più in particolare, quello di Rosignano, come avevano annunciato nel corso del secondo appuntamento in marzo, ma la difficoltà di raggiungere Pisa con i mezzi pubblici ha impedito questo importante confronto.

Fernando Mellea, docente dell'Isis Pesenti e assessore comunale a Cascina, ha voluto sottolineare che alcuni dei giovani che hanno lavorato al progetto sono della prima classe superiore e l'insieme delle esperienze che hanno vissuto nel definire il proprio progetto è stato particolarmente significativo: Conferenza, visite e in ultimo la partecipazione al viaggio di istruzione a Corleone dove hanno potuto toccare con mano alcuni degli aspetti di una realtà mafiosa così vicina e presente nella vita quotidiana dei cittadini e, insieme, le strategie di resistenza e di contrasto di chi combatte la mafia con le armi della legalità e della buona politica.

Francesca Brogi ha illustrato la scelta del comune di cui è sindaca che ha firmato un protocollo con le categorie economiche stabilendo che il criterio centrale delle gare d'appalto sia quello della offerta economicamente più vantaggiosa. Un segnale importante e un'indicazione particolarmente significativa per i cittadini perché questa scelta dell'amministrazione costituisce un modello di riferimento. È necessario che i cittadini facciano anche la loro parte e che un tessuto civile cresca e si irrobustisca per essere forte e resistente ad ogni tentazione, ma il contributo di tanti giovani di buona volontà è un ottimo auspicio e un buon inizio per questo compito.

Lo scambio interessante e vivo ha divorato il nostro tempo e soddisfatti di questa bella discussione ci siamo dati appuntamento al 21 ottobre.


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Incontro con le sentinelle pratesi

Incontro con le sentinelle pratesi

Martedì 10 maggio le giovani sentinelle sono giunte a Prato nella bella sala del Consiglio provinciale. Ad accogliere ragazze e ragazzi dell'Istituto comprensivo di Montemurlo è la consigliera provinciale Paola Passi e l'assessora all'Istruzione del comune di Montemurlo, Rossella De Masi.

Introducendo l'incontro la Fondazione ha sottolineato che questo terzo appuntamento permette a ragazzi e ragazze di conoscere la Provincia, qual è il suo ruolo, anche se la trasformazione in ente di secondo livello ha reso questa istituzione ancora più distante dai cittadini, con effetti disastrosi sul piano della partecipazione e sulla qualità della democrazia. E il tema della partecipazione è particolarmente sensibile per la Fondazione perché, dove è diffusa, sono i cittadini stessi ad essere i custodi migliori dei beni che appartengono a tutti. Inoltre è indice di una cittadinanza attiva responsabile e attenta al rispetto delle leggi. Una delle ragioni per la modifica della Provincia in ente di secondo livello, con i membri scelti da un ristretto elettorato  di amministratori comunali che assumono il doppio compito di far parte di due assemblee, è il risparmio dei costi della politica e ciò ha consentito di riproporre la mozione per il contrasto della criminalità mafiosa, della corruzione e dell'evasione fiscale per recuperare risorse da investire nel Paese, divenendo così lo strumento per una diversa politica.

Paola Passi consigliera comunale e provinciale a Prato ha salutato studenti e studentesse anche a nome del presidente Matteo Biffoni e si è impegnata ad essere portavoce di questa esperienza presso il Consiglio provinciale

Le classi che hanno partecipato al progetto hanno distribuito i compiti in modo da guardare al tema da punti di vista differenti: così i più giovani hanno studiato e approfondito il tema scoprendo le vittime della mafia, i bambini e le donne in particolare, per sfatare il mito di una mafia attenta a donne e minori. Altri hanno fermato la propria attenzione sugli eroi antimafia e hanno condotto un piccolo sondaggio per conoscere quanto sanno gli adulti di tali uomini e donne, scoprendo, con non poca sorpresa, che ci sono molte persone che non conoscono Falcone e Borsellino; altri ancora hanno suggerito luoghi di Montemurlo da intitolare a che è stato vittima di mafia, come ad esempio la palestra alle due sorelle Nencioni, morte nel terribile attentato di via dei Georgofili. Infine, i più grandi si sono chiesti che cosa possono fare nel loro piccolo e hanno individuato alcuni spazi da recuperare all'uso e all'accoglienza dei giovani.

Rossella De Masi ha accolto le sollecitazioni riservandosi di sollecitare un pronunciamento degli organi amministrativi in merito alle intitolazioni e, per quanto riguarda gli spazi, ha proposto un maggiore coinvolgimento di tutti gli adolescenti come è accaduto per un altro spazio. Ha voluto esprimere il proprio apprezzamento per questo percorso di educazione alla legalità perché questi ragazzi e ragazze divengono consapevoli dei beni e di come conservarli. In questo modo i giovani scoprono il tema della partecipazione e quanto sia centrale in una democrazia, mentre agendola si rivitalizza il ruolo del governo delle comunità locali.

Gli insegnanti che li accompagnavano hanno rilanciato il tema del Consiglio comunale dei ragazzi, suscitando interesse e attenzione, e hanno annunciato che il lavoro intrapreso avrà un seguito l'anno prossimo ancora più intrigante e vicino alla vita quotidiana.

Questa modalità di programmare il lavoro è motivo di grande soddisfazione per la Fondazione che ha rilanciato il tema della mozione e Rossella De Masi si impegna ad illustrarla in Giunta.

Con questa buona notizia e dandoci appuntamento al prossimo 21 ottobre per la Conferenza finale abbiamo concluso questo piacevolissimo incontro.

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