domenica 12 maggio 2019

Questo non è un report, sono scuse alla scuola...


Questo non è un report,  
sono scuse alla Scuola
e 
una denuncia alla politica dei barbari e a quelli del silenzio che non ci appartiene!

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo
viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro
dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di
altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una
ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non
siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro
prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia
siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle
proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici
affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato
anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo
proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che
risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è
buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo,
ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una
politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della
democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà
sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni
ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso,
la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così
Discorso agli ateniesi 461 a.c. Pericle

Questo non è un report come gli altri, questo è un report di scuse. Innanzitutto agli studenti e alle studentesse del Liceo Rodolico di Firenze e ai coetanei e alle coetanee del Volta Gobetti di Bagno a Ripoli, poi ai più giovani dei comprensivi Caponnetto, sempre di Bagno a Ripoli, Beato Angelico di Firenze e Balducci di Fiesole che hanno lavorato con grande passione e dedizione accettando la sfida lanciata dalla Fondazione a fare questa esperienza di cittadinanza attiva. Poi le scuse sono dovute agli insegnanti che hanno guidato il loro lavoro in questi mesi, sempre con molta accortezza e cura e che hanno avuto fiducia nel nostro percorso.
Con tutti loro avevamo fissato il terzo appuntamento delle giovani sentinelle venerdì 3 maggio nel bell'auditorium di Sant'Apollonia, all’Università di Firenze, unica sala disponibile per accogliere tutti e 200 giovani. La sala era stata concessa dopo lunghe e faticose richieste con la spiacevole sorpresa, al momento della concessione, che le attrezzature per la videoproiezione di filmati o di power point richiedevano il pagamento al gestore cui è stato appaltato il servizio. 

Come accade da tempo in tanti spazi pubblici, l'accesso e la fruizione sono soggetti al pagamento di un contributo per l'uso e per usufruire delle attrezzature e questa richiesta è indistinta: non importa se a richiedere lo spazio sia un privato che vuol promuovere un prodotto commerciale oppure siano studenti e studentesse che partecipano ad un percorso di educazione alla cittadinanza. Non viene fatta alcuna distinzione fra gli interessi privati e quelli pubblici, e quello di formare giovani e giovanissimi alla cittadinanza attenta e responsabile è certamente e inequivocabilmente un interesse pubblico.

Ma torneremo sul tema. Ci era stato garantito che avrebbero funzionato i microfoni e noi ci siamo fidati di questa comunicazione. Ingenui, abbiamo ritenuto importante tenere il confronto, non perdere questa occasione dopo che ragazzi e ragazze avevano lavorato per l'intero anno scolastico. E abbiamo commesso un altro errore gravissimo: abbiamo creduto che ragazzi e ragazze potessero raccontare con le parole quello che avevano espresso con altri linguaggi. Li abbiamo messi in difficoltà.

Nella bella sala dal soffitto affrescato oltre a non esserci computer, proiettore e telo per i video non funzionavano anche i microfoni, contrariamente alle promesse.

Non importa che ad aprire le danze siano stati i giovanissimi del comprensivo Beato Angelico con il loro progetto relativo al degrado in particolare nel loro quartiere, che a seguire siano intervenuti gli altri dell'istituto Volta Gobetti di Bagno a Ripoli, e i più giovani del comprensivo Caponnetto e Balducci e quelli del Liceo Rodolico, perché per tutti alla fine non è restata che una buona dose di frustrazione.

Quanto accaduto ci chiama in causa per riconoscere le nostre responsabilità e noi ce le assumiamo tutte, ma ora occorre riprendere il ragionamento sulla democrazia e sulla partecipazione.

L'assenza di sale e spazi adeguati dove un gruppo di ragazze e ragazzi possa ritrovarsi con amministratori e con chi ha il governo della cosa pubblica ci riporta alla domanda se vi è un interesse pubblico nella formazione di una cultura civica e di valori condivisi nella scuola. Se rispondiamo di sì allora non possiamo tollerare che o non ci sono sale, o se vi sono sale si deve pagare per il loro uso o per poter usufruire delle attrezzature. Conveniamo che l'esercizio della democrazia e favorire la partecipazione siano attività che hanno dei costi ma sono costi di cui deve farsi carico la collettività, altrimenti la democrazia è monca o, meglio, è un'apparenza di democrazia.

Altra questione. All'incontro è intervenuta, unica fra gli invitati, Francesca Cellini assessora di Bagno a Ripoli. Ma se sindaci, assessori, amministratori e amministratrici provinciali e regionali, deputati e senatori dichiarano in coro che i giovani sono il futuro, che con loro si deve dialogare e poi, invitati, non intervengono, quale credibilità ha la politica? Quale fiducia possono nutrire ragazzi e ragazze?

Per concludere. Ricostruiti i fatti, assunte le nostre responsabilità, noi prendiamo un impegno: dal prossimo appuntamento se non abbiamo garanzia che vi siano sale accoglienti e tutti gli strumenti per il confronto e il dibattito, se gli intelocutori invitati non prendono l'impegno solenne ad essere presenti noi non ci saremo. 

Con studenti e studentesse proveremo ad esplorare nuove strade e nuove modalità di partecipazione.

Nonno Nino Caponnetto (nonno per i giovani, Signor Giudice, per gli adulti), sollecitava, le persone non silenziose e neppure barbare, a battere un colpo a far sentire la loro presenza, a correggere le stoltezze, combattere la cattiva politica e la mafia, con le armi della Cultura e della Scuola.
Noi continueremo nel suo messaggio!

A fare pulizia nei propri ranghi, anche con chi ci sta accanto.

Noi lo faremo!

Con preghiera di divulgare!

Domenico Bilotta e Sergio Tamborrino
Responsabile Nazionale Progetto Scuola e Responsabile Regionale

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